Il Cn del Pri

Sosteniamo il governo perché ci crediamo non perché dobbiamo

di Francesco Nucara

Il Consiglio Nazionale svoltosi nei giorni del 30 e 31 maggio ha avuto un'importanza strategica che forse è stata sottovalutata. Erano previste e sono state poi prese importanti decisioni che riguardano il futuro del Partito repubblicano italiano. Come al solito si è pensato di buttarla in rissa e in questioni personali che nulla avevano a che vedere con la relazione del segretario.

La questione dell'adesione al Gruppo Misto non significava prendere le distanze dal Pdl. In questa coalizione sono stati candidati i repubblicani e non c'è alcun motivo per prendere le distanze; per ragioni di buon senso (ancora non sono passati due mesi dal risultato elettorale) e per ragioni politiche (ben quattro congressi hanno deciso un'alleanza con il mondo politico moderato, il cui riferimento è stato sempre Berlusconi).

Non siamo caduti nella sindrome del post elezioni del 2006 (allora Berlusconi aveva perso). I risultati elettorali, peraltro, confermano la validità della strategia perseguita dal Pri a partire dal congresso di Bari.

E' da queste analisi, come si evince anche dalla mozione finale del Consiglio Nazionale, che nasce la ferma convinzione di un sostegno al governo attuale con l'apprezzamento dei primi provvedimenti adottati dal Consiglio dei Ministri. E naturalmente non si poteva non essere soddisfatti dall'iniziativa del ministro Scajola per il ritorno all'energia nucleare, in linea con quanto il Pri sostiene da oltre 50 anni.

Noi guardiamo con interesse al dialogo tra maggioranza ed opposizione anche se avvertiamo l'inizio di "stormir di fronde" come preludio alla fine della luna di miele. Non vediamo il bipartitismo: le forze di governo sono rappresentate formalmente da tre partiti (sostanzialmente da molti di più) e le forze di opposizione da due partiti con strategie diverse nell'esercizio di contestazione al governo. Forse non siamo ancora nemmeno al bipolarismo. Il Paese era certamente più bipolarista negli anni ‘50 - anche se per ragioni internazionali – che oggi.

Il Pri, pur dovendo rinsaldare l'alleanza con Berlusconi, deve porre al centro della sua (è bene sottolinearlo: "sua") azione politica ed organizzativa la costruzione di un'area liberaldemocratica indispensabile allo sviluppo e alla modernizzazione del paese. In linea con le conclusioni del Congresso di Roma e con la convention di Milano. Nel prossimo futuro, ma molto prossimo, dovrà essere questo l'impegno prioritario del Pri.

In questo senso bisognerà chiamare a raccolta tutte quelle forze, politiche, culturali, sociali sparse per l'Italia, interessate al perseguimento di un obiettivo liberale utile ad un'Italia moderna e ad un'Europa politica.

Noi siamo e restiamo nella maggioranza e intendiamo contribuire a rafforzarla elettoralmente e politicamente con l'apporto della nostra storia, della nostra cultura, dei nostri programmi e dei nostri progetti.